Di un paio di migliaia di metri quadrati, a forma di trapezio leggermente inclinato da sud a nord, un po’ di conifere più alte fabbricati ed un filare, a mezza luna, di grossi elci piantati nel 1928 in sostituzione dei secolari tigli; al centro di essa una rustica fontana, costituita dal vecchio pozzo del chiostro del non lontano grosso complesso domenicano, ed adattato nel 1882; due busti di illustri bagnolesi, il Di Capua ed il D’Asti, collocati dal comune nel 1953, la piazza di Bagnoli è da vari secoli il civettuolo salotto vivacizzato notte e giorno. Era detta Piano fino al secolo XV, quando il paese era quello arroccato intorno alla chiesa madre, con a monte, sulla collina Lafelia, la Giudecca edificata dalla colonia ebraica, ed a valle gli agglomerati di Ospedale, Urgo, Vallovana, Capocanale e Cavala, oggi via Ospedale, Salvio, Carpine e Bonelli. Col crescere del paese più a monte, specie durante i secoli XIV e XV per il progresso economico apportato dalla lungimiranza dei feudatari Cavaniglia, e col progresso culturale per la presenza di uno studentato presso il complesso domenicale, il Piano, un tempo campagna coltivata, divenne la nuova ed attuale piazza. Centrale ed equidistante dai due grossi comparti urbani, quello antico più a valle detto Quarto di Vascio e quello più a monte detto Quarto di Coppa, nonché luogo obbligato di transito per chi dovesse andare da un capo all’altro dell’abitato, finì col divenire il centro della vita stessa del paese. Finì pure col far denominare chiazzaro chiunque, artigiano o non, che svolgesse un qualsiasi mestiere che non si identificasse con quello del contadino o del pastore. Era, infatti, chiazzaro il calzolaio, il falegname, il fabbro, il barbiere, il bottegaio e via dicendo. Gli avvenimenti più ricordevoli di questo paese ebbero a verificarsi in piazza. Durante la peste del 1656 i becchini abbandonarono al centro di essa i cadaveri degli appestati, perché i monaci del convento di S. Domenico li avevano scacciati a mano armata non avendo consentito l’utilizzo del proprio luogo di seppellimento, prescelto dagli amministratori dell’Università, ovvero il comune, avversari del partito dei frati. Nel 1779 Bagnoli aderisce alla Repubblica Partenopea ed issa sulla piazza l’albero della libertà, che sarà abbattuto pochi mesi dopo. Nel 1820 Bagnoli, liberale e carbonara, utilizza la piazza per incontri e scontri fra fazioni pro e contro i governi dominanti, pagandone le conseguenze con arresti e deportazione del 1821. Nel 1883 viene fissata al centro di essa la ghigliottina e decapitato un calzolaio per aver ucciso la propria moglie, che erroneamente riteneva infedele. Nell’ottobre 1861 avendo il paese aderito massicciamente al plebiscito per l’Unita d’Italia, la piazza fu luogo di continue manifestazioni di giubileo. Dal 1922 al 1926 fu teatro di cruente lotte fra i fascisti ed antifascisti, con risse da Far West. Non vi fu e non vi è manifestazione politica, religiosa, cultuale che non abbia la sua naturale sede in questa piazza. Vi suona la musica sull’orchestra durante le feste paesane, vi si svolge la sagra della castagna e del tartufo; i partiti vi allestiscono proprio palchetto durante le campagne elettorali. Fino a non molti anni fa persino durante i riti funebri era consuetudine fare il giro della piazza mercè una tassa comunale, ma devoluta al parroco. La piazza, il Piano prima, piazza Grande a tutto il 1600, ed oggi Piazza Leonardo Di Capua, ritenuta fra le più belle dei comuni dell’alta Irpinia, continua ad essere l’accogliente salotto del paese, vivacizzato fino alle ore piccole della notte.